SCAZZAMURRÈDDE
ovvero
IL
FOLLETTO SCAZZAMURRÈDDE
Ce stéva na vòta, tanto
tempo fa, un folletto, conosciuto dappertutto: il suo nome era
Scazzamurrèdde. Tutti gli volevano bene e tanti, però, ne
avevano un po' paura. Si parlava sempre di lui in tutti i paesi
garganici, ma proprio tutti: San Marco in Lamis, San Giovanni
Rotondo, Rignano, Manfredonia; Monte S. Angelo, Vieste, Rodi
Garganico, Vico del Gargano, Peschici, Carpino, Cagnano Varano, San
Nicandro Garganico, Poggio Imperiale, Lesina...
Com'era? Come un nano, piccolo piccolo, un poco goffo e portava in
testa sempre una “scazzéttela”, uno zucchetto di colore
rosso. Non sempre, però. Dipendeva da tante cose, perché qualche
volta, anche un berretto a sonagli, faceva al caso suo. Quando lui
camminava si sentivano i passi del suono degli zoccoli, abbastanza
pesanti, indossati sopra le calze di colore rosso.
Il carattere? Servizievole e generoso, dispettoso e inquieto,
semplicione e furbacchione, mattacchione e anche musone, avaro e
generoso... Perché? Beh, veramente dipendeva... da tante cose. Anzi,
attenzione: sscc...sscc...silenzio, pare che stia arrivando!
Vediamo cosa sta facendo in questo momento....
Eccolo, stamattina non vuole rimanere nella solita casa di ogni
giorno, sempre a sentire lo stesso odore di umido, di muffa, di olio
e di vino. In quella casa antica, buia e nera, che si trova nella
parte più vecchia del paese, oggi non vuole proprio starci.
Sarà meglio girare nelle case lì attorno, ma ...accidenti, ha perso
la sua scazzéttela, e va frugando dappertutto, per
rimettersela in testa perché, quando non ce l'ha, rischia di essere
visto dagli altri e lui ci tiene a non farsi vedere, a non farsi
scoprire. Perché? Per tutto quello che combina...
Fruga persino nel giardino della casa a fianco alla sua e ah! Eccola,
finalmente trova la sua scazzéttela. Ma è così sporca di...
marmellata! E stavolta non è stato lui a sporcarla, né a rubare la
marmellata, sicuro!
Sono stati proprio loro, Manuéle e Nunziatina i quali,
avendo rubato in tutta fretta la marmellata, hanno pestato e sporcato
il suo prezioso zucchetto. Cosa fare? Mettersi il berettino rosso a
sonagli!....Beh, sì, anche se a malumore.
Manuéle e Nunziatina, intanto, sono presi dai loro
giochi, si girano e...
- Bimbi che fate? - chiede il folletto Scazzamurrédde.
- Stiamo giocando, non vedi?
- Certo, ma sapete cosa vi dico? La prossima volta non rubate né
marmellata né cioccolata. Oggi, per colpa vostra, sono costretto a
tenermi in testa anche il berrettino rosso a sonagli!...Così
potranno vedermi gli altri e io non voglio essere visto...ma
- E perché non si ruba la marmellata, né la cioccolata? - chiedono
all'unisono i bambini.
- Perché non si fa. È la mamma che sa bene ciò che non può farvi
male. È utile mangiare, ma bisogna stare attenti anche in questo, a
non esagerare, intesi? Un'altra cosa, prima di andare via: non dite
agli altri che a mangiare tutte quelle cose lì sono stato io. Le
bugie non si dicono mai. D'accordo?
- d'accordo – rispondono i bambini, mentre Scazzamurrèdde
strizza loro un occhiolino, fa un'acrobatica capriola e si allontana,
allietato dalla melodia dei suoi sonagli.
In cucina intanto cummare Mariétta è mortificata per quel
vetro che si è rotto per caso. Come si fa, ora, a rimettere uno
nuovo, se i soldi in casa non ci sono? Eh, sì, certo, suo marito è
un gran lavoratore, lavora e lavora e intanto i soldi, in casa, non
arrivano mai, ma proprio mai. E quanto si arrabbierà appena saprà
del vetro rotto! Intanto fuori fa freddo e non si può stare in casa
al fresco, senza vetro. Mica l'ha fatto apposta, lei?! Si sarà forse
un tantino distratta. D'altronde ha tanti pensieri per la testa:
cucinare, aiutare in campagna, seguire i figlioli a scuola, pulire la
casa, dare retta alle comari che, non avendo proprio niente da fare,
spesso vanno da lei per raccontarle tutte le loro disgrazie.
Ah, questo vetro rotto non ci voleva proprio!...
Cummare Mariétta avverte in casa una strana presenza, eppure
non vede nessuno, ma...cosa succede? Dal soffitto stanno piovendo
tanti “tornesi”. Che bello! Quanta provvidenza! Ma sono proprio
tanti soldi....
Altro che pagare solo il vetro rotto.....Vuole ringraziare qualcuno,
chissà chi....Si guarda intorno ma... non vede nessuno. È vero, non
c'è nessuno!
Scazzamurrèdde, zitto zitto, entra attraverso la fessura
della porta, in casa della famiglia accanto. Oggi qui non c'è anima
viva! Vuole proprio divertirsi. Allora indossa i vestiti che ci sono
nell'armadio, gli stivaloni di gomma e quant'altro trova e si
specchia. Che ridere senza il suo solito abbigliamento! Lasciamo
tutto in disordine? Certo, tutto in disordine.
Questo chianchetèdde – sgabello – non va bene qui, ma a
fianco del caminetto. Poi questo lume lasciato sul comò, che ci fa
acceso anche di giorno? È meglio spegnerlo. E questo comò accanto
al letto, pare sospetto. Guardiamo un po'. Apre il primo tiretto e
...quanti soldi ci sono dentro...Eh no, questi soldi mica sono stati
guadagnati come si doveva!
Non va bene. Scazzamurrèdde toglie tutto: questi soldi li
darà solo alle persone che si comportano bene, persone laboriose,
virtuose, assennate, magari caduti in disgrazia per una malattia
improvvisa, per una catastrofe provocata dal maltempo all'abitazione
e cose di questo genere.
I signori padroni non troveranno più i loro soldi? Che importa, così
impareranno ad essere più onesti....
Prosegue la sua visita, Scazzamurrèdde, infilandosi ora
attraverso il caminetto, nell'altra abitazione. Qui c'è Rusunèlla,
la figlia di cummare Ntìna, intenta a ricamare al telaio.
Deve sposarsi e deve completare il corredo. In paese si usa avere la
dote. Lui, il fidanzato, porterà in dote una vigna e forse “lu
ciucce e lu traìne” - l'asino e il carretto -, mentre lei,
Rusenèlla, solo il corredo perché la casa, nonostante
l'insistenza dei suoceri, non c'è proprio. Allora bisogna portarsi
in dote almeno il corredo e così come dice un proverbio: “tisse,
tisse, tisse ca la téla ce finisce” - tessi, tessi, tessi che
il lavoro si completa -, la ragazza, dall'alba fino a sera tardi, è
sempre costretta a lavorare.
Poi sospenderà il ricamo per fare il bucato, riordinare la casa,
ammassare il pane per portarlo a cuocere al forno, e poi, e
poi...Quanto lavoro ancora da fare!...E, intanto, almeno la tela, da
“lu funnechére” - il negoziante di stoffe -, bisogna
proprio pagarla. Anzi è già mezzogiorno e bisogna affrettarsi per
andare al negozio da Jèseppe, a portare i due “tornesi”
di acconto, così come contrattato.
Rusenèlla lascia il telaio, le forbici, la sfilatina colorata
e gli altri accessori di ricamo, si riordina al meglio, apre il
tiretto del comò per prendere i due tornesi e ...meraviglia delle
meraviglie: il tiretto è pieno di soldi! Veramente aveva avuto
l'impressione di un lieve movimento in casa, forse era entrato
qualcuno? Eppure, intenta come era al lavoro, non ce n'era proprio
accorta!
Quanta fortuna avrà da raccontare a mamma e papà, quando torneranno
dalla campagna....e finalmente, ora potrà anche sposarsi.
Scazzamurrèdde deve tornare di fretta a casa perché, quella
famiglia presso la quale abita, sta traslocando avrà quindi ancora
da fare. Però, prima di tornare a casa, deve ficcare il naso
altrove, almeno solo per un po'.
Ma non si accorge di aver perso la sua scazzétela, per cui
rischia di farsi vedere da qualcuno. Tuttavia, si infila svelto
svelto in un'altra abitazione, una dei nostri tempi, proprio come la
nostra. È già pomeriggio, ma non importa. Facendo attenzione a non
far rumore, passa dalla cucina alla stanza accanto. Lì nella
cameretta, c'è un bambino solo che piange: è Cenzìne, il
quale, seppur circondato da tanti giocattoli, piange perché la mamma
non c'è, è ancora al lavoro e altrettanto l suo papà. Dovrà
aspettare ancora tanto e fino a sera, addirittura per poter stare in
compagnia! C'è, è vero, la televisione, ma accidenti dalla mattina
alla sera sempre le stesse cose, gli stessi cartoni animati, tanti
film con tante scene diverse ma sempre uguali....E la nonna, dov'è
la nonna? Quanto piacerebbe a Cenzìne sentirsi raccontare
qualcosa, una favola, una fiaba, un racconto!....Ah, sapesse almeno
leggere! Ma è ancora piccolo!...Si sente, però, un tintinnio di
sonagli, una presenza strana. Chi mai sarà?
Eccolo! Scazzamurrèdde, proprio lui e tutto in rosso! Vuole
fare compagnia a questo grande tesoro di bimbo. Si presenta a Cenzìne
con un ampio, goffo inchino. Con una mossettina del capo fa sentire
l'armonia dei sonagli, si strofina gli occhi con aria misteriosa,
incolla piano piano sul naso un paio di occhiali senza lenti, poi
prende un libro e inizia a leggere: “Ce stéva na vòta...”
Ma...forse c'è tuttora. Perché dove c'è semplicità e fantasia, lì
i sogni fioriscono ancora.
(Tratto dal libro "CE STÉVA NA VÒTA" di Natina Mascolo-Vaira)