Di fronte al lungo elenco degli episodi di violenza (soprattutto tra adulti) che si ripetono nelle scuole in tutta Italia sotto forma di insulti, minacce, episodi rabbiosi a danno dei professori è lecito fare qualche riflessione. «La colpa non è dei maestri, degni di rimprovero sono i genitori che non esigono per i loro figli una severa disciplina dalla quale possono trarre giovamento. Essi devono abituare gradualmente i giovani alle fatiche, lasciare che si imbevano di letture serie e che conformino gli animi ai precetti della sapienza... invece i fanciulli nelle scuole giocano».
Questa famosa citazione, scelta dal prof. scrittore Alessandro D'Avenia per parlare dello stato dei rapporti genitori-insegnanti-ragazzi della scuola di oggi, non è altro che un'invettiva che si trova nel Satyricon di Petronio che voleva descrivere la decadenza dell'educazione in una società decadente. Genitori e insegnanti hanno rotto quell'alleanza che è alla base dello sforzo di far crescere i ragazzi, sui quali troppe volte si riverberano gli effetti di questa crisi.
La questione non è solo italiana ma riguarda anche l'Inghilterra e la Francia, nazioni in cui i professori si sentono oggetto continuo di giudizio e pregiudizio. La professoressa Bruna Grasselli dell'Università Roma-Tre, nel suo saggio Vita di relazione con alunni, insegnanti e genitori lo chiama il "disordine della comunicazione" che rende insopportabile "la fatica emotiva dell'insegnante". Colpa dei genitori che rinunciano alla funzione educativa o colpa degli insegnanti che non sanno fare il proprio mestiere e non collaborano con i genitori?
Nel suo libro La famiglia adolescente lo psicanalista Massimo Ammanniti ragiona su come è cambiata la dinamica nelle famiglie: «ci sono meno figli, i genitori investono molto su di loro in un atteggiamento narcisistico che crea anche complicità genitore e figlio per arrivare al successo. Le parole impegno, responsabilità, lavoro passano in secondo piano, i genitori "hanno bisogno" dei risultati dei figli e non sono disposti ad affrontare il conflitto. Ecco che in questo quadro, la colpa è sempre degli insegnanti che non riescono, secondo i genitori, a fare abbastanza per i loro tesori: un eventuale fallimento non è del figlio ma del suo professore. Se i genitori non sono pronti ad accettare gli insuccessi dei propri figli è vero anche che gli insegnanti si trovano di fronte a ragazzi più rapidi di loro nell'uso delle tecnologie in una scuola ancora organizzata come lo era negli anni cinquanta».
Gestire la convivenza in classe e fuori resta la più grande paura degli insegnanti. Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Agnelli la più grande ansia diffusa tra i prof. è quella di come gestire la classe e la comunicazione con le famiglie. Gli episodi di violenza in ambito scolastico (Catania, Ostia, Macerata, Bologna, Enna) testimoniano le difficoltà di comunicazione tra genitori e insegnanti i quali, in questo contesto, si sentono aggrediti fisicamente e moralmente e non riescono a far accettare ai genitori i principi educativi necessari per la convivenza, il rispetto delle regole sulle quali si basa la condivisione, la collaborazione e il rispetto reciproco.
Fonte: Corriere della Sera 13/5/2016
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